Come si svolge la vita quotidiana di un centro migranti? E ancora: quante persone accogliamo e come lo facciamo? Ecco il racconto dei volti e delle attività quotidiane di Villa Quaglina: tra corsi di italiano, turni di pulizia, allenamenti, la pasta in pentola per il pranzo

Chi si incontra e come si articola la vita di un centro di accoglienza ve lo raccontiamo aprendo le porte, in una mattina d’inverno, di uno dei nostri centri più grandi: villa Quaglina. Ex Seminario degli Oblati di San Giuseppe, casa padronale ottocentesca sulle colline del Torrazzo alle porte di Asti (presa in gestione da PIAM e consorzio Coala nel 2014 nel periodo dei grandi sbarchi e delle grandi pressioni, con pullman che portavano qui qualcosa come 50 persone a settimana), oggi villa Quaglina ospita 45 persone, giovani uomini, in camere doppie, triple e quadruple.

Eccoli. Sono loro.
Sono gli occhi di Narcisse, 19 anni, del Camerun, mentre saluta e apre la porta di camera sua. Il letto ancora da rifare, la scrivania ordinata, una felpa arancione a colorare una mattina di nebbia. Mostra i quaderni di italiano, un tema sul Colosseo da consegnare alla prof. È iscritto, come tanti ragazzi qui, alle medie del Cpia, l’istituto statale per adulti, frequenta ad Asti. Si muove in autobus, poi gambe in spalla su per la salita per tornare alla villa.
Da una parte della scrivania i libri per l’esame della patente di guida, dall’altra il borsone pronto per l’allenamento di calcio, nella testa il sogno di diventare ingegnere meccanico.

Lungo i corridoi, tra una stanza e l’altra, è il momento delle pulizie mattutine. Si procede per turni, tutti gli ospiti partecipano alla cura degli spazi comuni, qui a Villa Quaglina come negli altri centri. Al terzo piano c’è Diakite di turno a sistemare i bagni: disinfettante in una mano, strofinaccio nell’altra, spazza lavandino, finestre, specchio. Sorride, sembra concentrato, chissà su quali pensieri.

Dalla cucina intanto iniziano a salire i profumi. Oggi in menù c’è la pasta al pesto e ai fornelli c’è Success, anche lei ospite di un centro di accoglienza di PIAM con il suo bimbo di 2 anni. Ex vittima di tratta, qui ha trovato un lavoro. Scola, condisce, sistema la pasta al caldo, sforna frittate.

Ma Villa Quaglina sono anche i suoi spazi dedicati alla “palestra”, con pesi e attrezzi per tenersi in forma e scaricare le tensioni.
Sono i banchi della scuola di italiano: l’insegnante arriva tre giorni a settimana, si tengono corsi di livelli diversi, dall’alfabetizzazione al sostegno per gli iscritti al Cpia. Si legge e si ripete davanti al grande “planisfero politico” a colori appeso alla parete. Vicino alla cartina di Asti: perché c’è da conoscere il mondo, ma anche la città in cui si sta vivendo.

Sono tutti i corsi e i laboratori che periodicamente si organizzano, da quelli professionali a quelli sull’alimentazione. Le serate cinema (ora sospese causa covid) per impratichirsi con l’italiano.
Sono i tavoli della mensa davanti al grande murales colorato.
E sono i tavoli della nuova avventura, la Trattoria Villa Quaglina, un’osteria aperta a tutti nel bel mezzo del centro migranti. Al piano terra, in spazi rinnovati.
E poi, tutt’intorno, c’è il verde dei Campi di Villa Quaglina: le coltivazioni di mais e grani antichi che danno vita a farine e pasta (pronti a finire nel menù della trattoria), grazie anche al prezioso lavoro dei migranti. Ma ora è inverno e i campi tacciono, verrà il tempo di imbracciare gli attrezzi e tornare al lavoro.

Sono loro la vita dei centri d’accoglienza. PIAM ospita 150 persone in centri, case per famiglie e mamme sole con bambini. Occhi. Mani. Storie. Compagni di scuola dei nostri figli. Libri aperti sulla grammatica e sul futuro.

Per sostenere PIAM clicca qui https://piamonlus.org/unabuonaoccasione/

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