Raccontare, aprirsi, mettere la propria storia al servizio degli altri ha un grande valore. È quello che fa la nostra Fatima Issah da mediatrice culturale: attraverso il racconto della sua storia, da vittima di tratta che si è ribellata, aiuta altre donne a trovare il coraggio di ripartire. A superare la paura.

Lo ha raccontato la Gazzetta d’Asti in un articolo di Federica Bassignana, che ringraziamo.
Una storia partita dal Ghana, dove Fatima era guardia carceraria, ma guadagnava poco. La promessa di un uomo di darle un lavoro migliore in Europa la convinse a lasciare i figli e affrontare un viaggio lunghissimo verso l’Italia. Dove però capì che era stata ingannata e ad attenderla c’era la strada. “Ho fatto finta di accettare e la prima sera che mi sono trovata in strada una ragazza mi ha lasciato il volantino di PIAM, dicendomi di chiamarli se avessi avuto bisogno di aiuto”. Così fece, subito. A PIAM è stata accolta e poi è diventata mediatrice. Oggi, 15 anni dopo, ha ottenuto la cittadinanza italiana e ha portato in Italia i suoi figli. “Soprattutto, non ho più paura”.

Così, “quando parlo con le ragazze, racconto loro la mia storia e capiscono che io riesco a comprendere quello che provano proprio perché l’ho vissuto sulla mia pelle, non si sentono più sole”.

(A QUESTO LINK QUI LA NOSTRA VIDEOINTERVISTA A FATIMA ISSAH SUL SUO LAVORO DI MEDIATRICE)

Ecco l’essenza del lavoro di PIAM: ascoltare le donne, costruire un percorso umano e professionale con loro. Da vittime di tratta a donne emancipate.

Grazie alla Gazzetta d’Asti. Nella foto Fatima nella chiesa di Rocchetta Tanaro in occasione della nona giornata di preghiera contro la tratta.

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