J. è una donna nigeriana, vive con i suoi tre figli, due maggiorenni e uno di 4 anni, lavora come cuoca con un contratto a tempo indeterminato da 1800 euro mensili, 1500 netti. Nonostante questo non riesce a trovare una casa: tutte le agenzie e i proprietari che ha contattato ad Asti hanno declinato le sue offerte. Dovrà presto lasciare la casa in cui abita perché l’immobile è stato venduto e non ha un posto dove andare, pur avendo la possibilità e la volontà di pagare un affitto sul libero mercato.

È una storia, quella di J., che racconta una difficile realtà, la diffidenza verso gli stranieri che si manifesta anche nella nostra città: sembra che le discriminazioni siano all’ordine del giorno nel settore immobiliare. “È davvero difficile ad Asti, per le persone provenienti da Paesi stranieri, riuscire a stipulare un contratto di locazione”, raccontano Annachiara Gioanola e Zahra Ouhami, entrambe Assistenti Sociali per l’associazione PIAM Onlus; la prima è responsabile del progetto PaIS – con il quale l’associazione PIAM Onlus si occupa per il Comune di Asti (Settore Politiche Sociali, Istruzione, Servizi Educativi) dell’emergenza abitativa delle famiglie in condizioni di fragilità e vulnerabilità – e la seconda è la referente del Punto informativo contro le discriminazioni. PIAM, infatti, è uno dei Punti informativi della rete locale del Nodo contro le discriminazioni del territorio di Asti (https://www.regione.piemonte.it/web/temi/diritti-politiche-sociali/diritti/antidiscriminazioni/rete-regionale-contro-discriminazioni).

“Le motivazioni con le quali agenzie e proprietari immobiliari giustificano la non disponibilità di affittare alloggi a cittadini stranieri sono sempre le stesse – spiegano – Luoghi comuni legati al timore che alterino gli equilibri dei condomini o che siano, banalmente, rumorosi. È importante specificare che i Servizi in Rete hanno, negli anni, creato strutture di supporto ed intermediazioni finalizzate a favorire la fiducia e l’inclusione sociale.”

E quella di J. è solo una delle tante storie raccolte negli ultimi mesi. Come quella di C., originaria del Senegal, che lavora nell’azienda Ferrero, e vive con il marito, assunto in una fabbrica, e i loro due bambini: 2000 euro al mese lui, 1100 lei. Anche loro non sono ancora riusciti a trovare una casa.

“Il rischio che si corre è quello di negare, a persone con ottimi stipendi, referenze bancarie e professionali, di continuare il loro percorso di vita e dare stabilità alle proprie famiglie. Appare paradossale, perché questa opportunità contribuirebbe anche a rafforzare l’economia del territorio”.

Una denuncia che si trasforma in un appello alla città e alle persone che possiedono immobili: “Dateci la possibilità di parlare con voi. Conoscete le persone che stiamo supportando nella ricerca di una casa. Abbattiamo insieme i pregiudizi”. Per fare di Asti una città – come ha sempre saputo essere – accogliente sotto tutti i punti di vista.

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