Il 18 ottobre con PIAM allo Spazio Kor
la proiezione del filmAll’Indomani dell’Odissea”
e la presentazione delle attività di prevenzione in Nigeria

In occasione della Giornata Europea contro la Tratta di esseri umani del 18 ottobre, PIAM Onlus, impegnata da 25 anni nel contrasto alla tratta, organizza una serata di riflessione sul tema portando ad Asti un film di grande impatto: venerdì 18 ottobre alle 21 allo Spazio Kor sarà proiettato All’Indomani dell’Odissea, documentario della regista canadese Helen Doyle sull’arrivo in Italia di giovani donne nigeriane inghiottite dal dramma della tratta. Un film che per raccontare il fenomeno nel mondo parte dall’Italia, in particolare dalla Sicilia, con la voce di tre giovani donne e di molte realtà impegnate nell’accoglienza – proprio come PIAM Onlus sul territorio piemontese.

Al termine del documentario PIAM Onlus presenterà in sala le sue attività nel mondo: perché oltre all’impegno sul territorio, dove lavora per l’accoglienza e l’emancipazione delle vittime, da alcuni anni ha avviato attività di prevenzione alla radice del fenomeno, in Nigeria. Sarà proprio Princess Inyang Okokon, cofondatrice di PIAM e fondatrice della cooperativa The Liberated Women Foundation che opera in Nigeria, a presentare le attività: dal sostegno all’istruzione fino agli aiuti alle giovani artigiane e imprenditrici, l’idea è di sostenere le donne perché siano economicamente indipendenti ed evitare che cadano, per debolezza economica e impossibilità di accedere all’istruzione, come successe un tempo alla stessa Okokon, nelle mani dei trafficanti.

The Liberated Women

A 20 anni dalla fondazione di PIAM Onlus, nel 2020 Okokon ha scelto dunque di tornare a lavorare da attivista anche nel suo Paese d’origine, la Nigeria. Con la fondazione della cooperativa polifunzionale The Liberated Women ha sostenuto inizialmente, tra il 2020 e il 2021, 55 donne nella città di Uyo, nello Stato di Akwa Ibom, 25 donne a Benin City, nello Stato di Edo, e 30 donne nello Stato di Lagos. Nel 2024 si è aperto un nuovo capitolo: grazie ai fondi ottenuti con la vittoria nel 2023 del Premio per la Pace della città di Ypres, uno dei principali riconoscimenti al mondo in campo umanitario, Okokon ha rilanciato le sue attività con nuovi progetti. Ha investito circa 30 mila euro nella presa in carico di 112 nuove persone in 4 diverse città: oltre che Uyo, Benin City e Lagos, è stata coinvolta anche Agbor nel Delta State.

Ha sostenuto il pagamento degli esami finali delle scuole superiori per molti studenti che non potevano permetterseli, ha attivato corsi di formazione ad esempio in sartoria, pasticceria, estetica, informatica, meccanica, farmacia. E ha sostenuto molte attività imprenditoriali con prestiti di microcredito. Il 18 ottobre Okokon si racconterà: ascoltarla sarà un’occasione per approfondire le dinamiche che muovono la tratta di esseri umani e le possibili vie per la prevenzione.

A questo link il report sulle attività avviate in Nigeria nel 2024: Report completo 2024_The Liberated Women

Il film: «Lontano da luoghi comuni e vittimismo, un racconto che dà speranza»

«Dopo un viaggio straziante ed estenuante, molte donne nigeriane, sempre più giovani, arrivano da sole in Italia alla ricerca di una vita migliore, ritrovandosi invece vittime di tratta e sfruttamento sessuale – racconta Helen Doyle, regista del film All’Indomani dell’Odissea – Con un pudore che ci risparmia l’inenarrabile, questo film corale ce ne propone le toccanti testimonianze, soffermandosi sulle storie di accoglienza che generando una riflessione più ampia sulla migrazione e l’alterità, intesa come vero e proprio incontro con l’Altro». Sceneggiatrice e regista indipendente, Doyle è una delle cofondatrici del collettivo Vidéo Femmes di Quebec, nell’ambito del quale dirige e produce documentari di grande impatto sulla condizione femminile. Durante un viaggio in Sicilia, spiega, «mi sono imbattuta in una situazione raccapricciante: l’arrivo di un flusso impressionante di minori non accompagnati»: constatato che le giovani donne sole spesso poi spariscono dal sistema dell’accoglienza, perché inghiottite dallo sfruttamento sessuale, ha deciso di dedicare al fenomeno un film. «Nel trattare questi temi – continua Doyle – ho voluto evitare la dimensione sensazionalistica e vittimistica. Nonostante la serietà dell’argomento, volevo che il mio documentario fosse luminoso, che non spegnesse la speranza». Lo stesso spirito con con cui PIAM lavora ad Asti da 25 anni.

 

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